19 December, 2019

Un genio si unisce all’orbea factory team

Vi racconteremo un aneddoto.

14 marzo 2008. Terza tappa della Tirreno-Adriatica fra Gubbio e Montelupone, 195 km. La mattina presto, un ciclista di Caisse d'Epargne preparò uno zaino molto speciale al suo hotel. Poco prima della partenza, lo consegnò al suo massaggiatore raccomandandogli: “Amico, portami questo zaino di ricambio al podio, oggi vinco”.

E vinse.

Il protagonista di questa storia non potrebbe essere altro che una “star”, un genio indiscusso: Joaquim Rodríguez, comunemente noto come “Purito” e detentore di un impressionante record su pista. 45 vittorie in carriera: quattordici trionfi fra Tour, Giro e Vuelta, due edizioni della Volta a Catalunya, una Flèche Wallonne, due edizioni del Tour di Lombardia, un Tour dei Paesi Baschi, medaglie in due Campionati del Mondo…

Bene, abbiamo ottime notizie: “Purito” si unisce all’Orbea Factory Team! Ora è uno di noi. Insieme a Ibon Zugasti, Tomi Misser e Sandra Jordá, completa un team che fa presagire momenti ciclistici indimenticabili nel 2020.

Come potete vedere, una grande famiglia. Nell’Orbea Factory Team vantiamo il miglior gruppo di persone e un network eccezionale di collaboratori. Il supporto di brand come Orca, SRAM, DT Swiss, Isostar o Maxxis ci farà volare ancora più in alto. Anche loro sono parte di questa storia.

CICLISMO, DALL’INTERNO

Dal cuore della competizione, “Purito” ce lo dimostrerà in prima persona. E ce lo dirà nell’unica maniera in cui sa farlo: in modo semplice, diretto e coinvolgente. Vi sentite come “Purito”? Anche noi! Per questo, abbiamo chiacchierato con lui riguardo questo nuovo capitolo nell’Orbea Factory Team e la sua passione per il ciclismo.

Prima di tutto, benvenuto nell’Orbea Factory Team. Potresti raccontarci le motivazioni che ti hanno spinto ad unirti al progetto?

Grazie mille, sono molto contento della scelta che ho fatto. Dopo 17 anni da professionista, volevo affrontare il ciclismo diversamente. Stavo cercando qualcosa che è esattamente quello che Orbea trasmette secondo me: provare piacere senza alcun obiettivo che non sia il miglioramento personale. Dall’esterno, ho visto molte storie diverse e avventure di cui non potevo fare a meno di essere geloso: “Voglio farne parte”, mi dicevo. Pedalare senza l’ansia del risulato: una Cape Epic, o una ciclosportiva come La Purito, o la Titan Desert, o una Orbea Monegros… Stavo cercando quel tipo di versatilità ed è per questo che sono qui.

Ci saranno state delle sfide irrealizzabili durante la tua carriera professionistica, immaginiamo…

Certo! Quando sei un professionista, sei in una bolla e non consideri queste cose. Le vedi lontane e i team non le permettono nemmeno. Non avrei potuto immaginare, per esempio, di poter completare una Cape Epic. Quando condivido queste esperienze sui social network, molti atleti professionisti mi scrivono dicendo: “Sono verde d’invidia. Spero di potermi ritirare presto così da poter vivere le stesse esperienze che stai vivendo tu”. Stiamo parlando di ciclisti che non hanno nemmeno 25 anni…

Cosa possono aspettarsi i fan che attendono con grande interesse le tue prossime avventure?

Non sono interessato a mostrare risultati e vittorie. Per me, pedalare è passione ed è questo che posso mostrare: la passione con cui vivo qualsiasi cosa abbia a che fare con una bicicletta. Ora sono eccitato per la mia gara in MTB dell’anno e ho già altre avventure che mi frullano in testa. Se non fossi innamorato di questo sport e non sentissi una passione estrema, non sarei capace di farlo, in nessun modo. Vogio trasmettere alle persone l’amore per il ciclismo.

Quali sono state le tue prime impressioni pedalando sulle bici Orbea?

Al momento, ho cominciato a fare delle uscite con la Oiz e sono rimasto impressionato dalla risposta. È una bici super leggera che scala molto molto bene. Sono rimasto affascinato da come si comporta sulle pendenze. Adesso dovrò infilare anche qualche discesa, ma per ora sono piacevolmente sorpreso.

Come sono le relazioni con i tuoi follower, specialmente considerando che utilizzi i social networks?

Porto avanti una relazione naturale con loro. Mi piacciono, ma non sono ossessionato. Non sono un influencer o una persona a cui interessa vivere di quello. Sono spontaneo e posto ciò di cui ho voglia in ogni momento. Non importa quanti follower ho, non sono schiavo dei social network. Penso che le persone mi apprezzino per questo. Inoltre, non mi permetto di bloccare nessuno e accetto sempre le critiche. I social network non sono un notiziario.

“Mi considero un pioniere del ciclismo”

Ti è sempre piaciuto essere all’avanguardia con gli ultimi ritrovati, anche quando eri un professionista.

Come professionista, mi considero un pioniere. Al momento si parla monto di tecnologia, piani di allenamento, ritiri in altura, studi di aerodinamica… però tutte queste cose le abbiamo già da dieci anni. La differenza sta nel fatto che ora sono pratica comune, mentre prima erano riservate ai team leader.

Parliamo dei tuoi primi anni. Ritorni nei Paesi Baschi, dove si trovano le radici di Orbea e dove hai vissuto durante il tuo periodo con l’Iberdrola team (era considerato un team sussidiario al team storico ONCE).

Sono stato fortunato a vivere nei Paesi Baschi e correre per la Iberdola dai 18 ai 20 anni, prima del debutto da professionista. Ricordo con affetto quel periodo. È stato il momento in cui ho smesso di essere un ragazzino. Lì ho imparato a crescere: a staccarmi dai genitori, a viaggiare, a incontrare nuove persone, a imparare a gestirmi… ma mi sono adattato meravigliosamente e ho instaurato grandi amicizie che porto avanti tutt’ora. Durante il primo anno, ho vissuto ad Ordiza (provincia di Gipuzkoa) in un ostello con altri ragazzi. Era importante pedalare tanto quanto godersi la vita.

Nella tua seconda stagione, le cose sono diventate più serie…

Effettivamente. Il secondo anno è diventato più serio. Ho conosciuto il professionismo più da vicino e sono stato portato a molte più gare dal mio team. Ero già stato convocato per disputarne qualcuna con il ONCE e ho partecipato al Tour de l’Avenir, fra le altre cose.

Hai vissuto in prima linea la passione Basca per il ciclismo.

Naturalmente. Per ogni ciclista del mondo, competere nei Paesi Baschi è un’esperienza indimenticabile. Ho vissuto lì e mi sono sentito parte della storia del ciclismo Basco. Non si trovano fan così appassionati da nessun altra parte del mondo. Ero innamorato della “Marea Arancione”. Ho gareggiato con la mia squadra, ma ero un fan della Euskaltel-Euskadi. Ero felice delle loro vittorie. Fu incredibile quello che conquistarono.

Quali erano i tuoi riferimenti sportivi all’epoca? Sei un ciclista che ha degli idoli?

Ho avuto idoli e ne ho ancora. Dei ciclisti contemporanei, adoro Iván García Cortina. Sono convinto che farà delle Classiche incredibili in futuro. Ammiro anche Peter Sagan, che si diverte in bici, si gode la vita e ti parla sempre in modo amichevole.

E per quanto riguarda ciclisti che non erano più attivi?

Mi sono sempre considerato un corridore delle Classiche e,come appassionato di queste gare, ammiravo Michele Bartoli, Paolo Bettini, Johan Museeuw o Pascal Richard. Tuttora conservo ritagli di giornale di quando vinsi con la Iberdrola il Memorial Valenciaga (2000), dove dissi che il mio sogno era vincere una Lieja-Bastogne-Lieja. Infatti, anche se sono salito sul podio tre volte, il fatto di non essere riuscito a vincerla è stata l’unica spina nella mia carriera sportiva.

“Vivo con passione qualsiasi cosa abbia a che fare con la bicicletta”

È passato del tempo da quell’epoca, ma tu sei ancora completamente rapito dal ciclismo. Quello non è cambiato.

Un leopardo non cambia mai le proprie macchie. Ho sempre amato la bicicletta. Non mi è mai pesato allenarmi o essere un ciclista. L’ho sempre fatto con immenso piacere. È così divertente e coinvolgente… il ciclismo mi aiuta a staccare e addirittura a trovare me stesso. La maggior parte delle persone che frequento sono ciclisti. La mia vita ruota intorno alla bici sebbene, in tutto questo, il ciclismo oggi sia cambiato: ci sono molti più modi di vivere collegati a questo sport rispetto a pochi anni fa.

“Il ciclismo è tutto”

E riassumento, senza suonare stereotipato: cos’è il ciclismo per te?

Per me, il ciclismo è uno stile di vita che si riflette addirittura nell’abbigliamento. E quando parlo di ciclismo intendo lo sport sia di chi pedala 20km dopo colazione, sia del professionista che si allena 6 ore al giorno. Cerco fortemente di instillare la passione per questo sport nei miei figli. Se riuscissero a farselo piacere la metà di quello che è piaciuto a me, sarebbe fantastico. Il ciclismo è tutto.

Eskerrik asko, Purito. Ongi etorri!

Grazie, “Purito”. Benvenuto!